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Per il settore food opportunità sul mercato taiwanese

 

1 aprile 2013, Taipeieco (LC)

 

Non c’è settore più articolato e in movimento dell’export dei prodotti alimentari, soprattutto verso i Paesi emergenti, dove i gusti alimentari stanno velocemente cambiando e lo status del cibo italiano si diffonde anche nel ceto sociale medio.
Da questo punto di vista, anche grazie al consolidato stile occidentale del business taiwanese, il made in Italy registra grandi successi già da diversi anni sul mercato locale.
Il mercato taiwanese ha dimensioni non trascurabili, anche considerando l’incremento esponenziale del turismo negli ultimissimi anni, con una media del 23% fra il 2009 e il 2011 e un aumento del 20,1% solo nel 2012). La popolazione raggiunge i 23 milioni e gli arrivi annuali dall’estero ammontano a 7 milioni, di cui il 30% proveniente dalla Cina (primo Paese di provenienza, davanti al Giappone).


Se ne sono accorti gli americani della Starbucks che, già presente sull’isola in joint venture con Uni-President, colosso alimentare locale, ha in programma di aprire altri 300 negozi entro la fine dell’anno, in aggiunta ai 285 già aperti e pronti a servire una popolazione che per oltre il 57% consuma almeno un caffè al giorno.

Le abitudini alimentari dei taiwanesi sono caratterizzate da un’estrema facilità nel reperire pasti pronti a qualsiasi ora, grazie alla capillare diffusione dei vari chioschi in strada, ristoranti, tavole calde, fast-food. Un’alta percentuale di popolazione consuma almeno un pasto al giorno fuori casa, beneficiando dei prezzi decisamente competitivi che caratterizzano la ristorazione di fascia media nel Paese. Il taiwanese medio spende circa 165 dollari US al mese per mangiare fuori casa.

Non è un caso quindi che l’industria alimentare taiwanese sia in forte espansione. Espansione che però è anche merito della Cina, da dove proviene gran parte dei profitti dei brand taiwanesi nel settore alimentare. La middle class in Cina e in altri Paesi asiatici è in espansione e ciò significa una base più ampia di consumatori aperti a nuove scelte d’acquisto. Le aziende taiwanesi hanno saputo comprendere i consumatori e adattare lo sviluppo dei prodotti alle loro esigenze, diversificando la propria offerta e introducendo prodotti destinati ai consumatori di medio e alto livello, cioè quelli dal palato fine, che preferiscono spendere di più per avere un prodotto più gustoso e con caratteristiche nutritive migliori.
Citiamo un caso su tutti, quello della catena di coffee shop 85°C. L’azienda, che produce caffè e prodotti da forno in stile occidentale, ha avuto una crescita esponenziale fin dal suo esordio nel 2003. Entrata nel mercato cinese nel 2007, ha raggiunto in meno di 10 anni un volume d’affari di €300 milioni (2011), quasi pari a quello dell’italiana Illy. Il suo grande successo è stato attribuito alla crescente influenza della cultura occidentale in Asia, tendenza che l’azienda ha saputo sfruttare al meglio.

 

Il made in Italy alimentare ha grandi potenzialità a Taiwan, a patto di saper individuare le giuste partnership e i canali distributivi migliori. La cultura culinaria italiana ha iniziato a diffondersi negli ultimi anni e oggi non è affatto raro, girando per i supermercati della capitale, trovare angoli di degustazione dei prodotti tipici italiani. Anche i grandi ristoranti dei migliori alberghi propongono menu italiani e si cimentano in progetti ambiziosi, come quello dell’hotel 5 stelle Parkview, che lo scorso hanno ha organizzato un festival della cucina italiana, proponendo 40 prodotti tipici. Ciononostante l’Italia ha perso importanti quote di mercato a Taiwan, rosicchiate dai prodotti alimentari di concorrenti come USA, Australia, Francia, Spagna e Nuova Zelanda.

Fra i prodotti italiani, il vino fa da apripista. Nel 2012 Taiwan ha importato 16 milioni di litri, di cui il 6,7% dall’Italia. L’Italia è il 6° fornitore di vino dell’isola, dopo aver perso qualche posizione in classifica a causa dell’agguerrita concorrenza della Francia (fornisce 39,6% del totale) e di nuovi fornitori come il Cile o la Nuova Zelanda. Molto apprezzato il vino con le bollicine, le cui importazioni hanno registrato un incremento del 18,8% (760.000 litri in totale). Qui la quota italiana è di tutto rispetto, il 26,6% contro il 40,6% della Francia. Il dazio sul vino e’ del 10 %, per gli spumanti è del 20%.
Per la pasta, l’Italia è al secondo posto dopo la Corea del Sud con un incremento del 8,9% delle importazioni rispetto al 2011, contro l’incremento del 46,6% della Corea, ma con una perdita di 3 punti in termini di quota di mercato (17,9%). Il dazio all’importazione per la pasta secca senza uovo e’ del 21%, mentre per quella all’ uovo e per quella ripiena e’ del 22%.
Entrato nei gusti locali solo in tempi recenti, il formaggio è uno dei prodotti tipici italiani molto apprezzati, ma ancora poco conosciuti. Spopolano le imitazioni dei grandi produttori europei ad opera di USA, Nuova Zelanda e Australia, che sono anche i maggiori fornitori per Taiwan. Nel 2012 Taiwan ha importato -1,2% a livello mondiale e il 75% del mercato è assorbito dai suddetti Paesi. L’Italia è al 5° posto, con un calo delle esportazioni di 0,18% rispetto al 2011 (USD 4.041.095). Il dazio su tutti i tipi di formaggio e’ del 5%.
L’Italia perde terreno anche nel settore del suo fiore all’occhiello: l’olio d’oliva, pur rimanendo primo fornitore. Nel 2012 le esportazioni di olio d’oliva verso Taiwan sono state USD 12.388.401, con una diminuzione del 12,5% a vantaggio della concorrente Spagna (+34%) che è il secondo Paese fornitore per Taiwan. Il dazio per l’olio d’oliva è 0%.

 

Per quanto riguarda la documentazione burocratica, il canale commerciale con Taiwan è ben consolidato e la rete distributiva è molto efficiente. La normativa è molto simile a quella europea e le restrizioni sanitarie riguardano principalmente la sicurezza alimentare. Sono, infatti, vietate le importazioni di carne di maiale e di bovino, per i casi di influenza suina e di BSE che hanno interessato l’Italia, e della frutta a causa della mosca del mediterraneo. L’etichettatura deve essere in cinese.

Taiwan sta attraendo molti investimenti da tutto il mondo, anche grazie alla vicinanza geografica con la Cina e a quella culturale con l’Occidente.

 

L’Italia ha le potenzialità per sfruttare questo mercato, come ha ben intuito l’italiana Alessi, ad esempio. Il famoso marchio di articoli per la cucina ha scelto Taiwan lo scorso anno per cimentarsi nella ristorazione e aprire il primo coffee shop dell’azienda.

 

 



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