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"No
all'ipotesi dei cluster", Taiwan resta fuori dall'Expo
di Sandro Neri
Vano l’appello
alla Farnesina. «Schiaffo al pragmatismo». All'isola era stato proposto di
partecipare nell'area delle grandi aziende
Milano, 27 marzo 2014 - Alla fine, l’intera partita si è risolta in una sfida fra burocrati e diplomazia. «Indovini un po’ lei chi ha vinto», allarga le braccia Valter Zanetta, presidente dell’Associazione per le relazioni culturali ed economiche di Taiwan. Deluso, se non indignato, per aver visto naufragare anche l’ultimo tentativo di dischiudere a Taipei le porte dell’Expo 2015. «Le competenti autorità, che sono poi il ministero degli Esteri italiano e la direzione generale Sistema-Paese, hanno detto “no” anche alla possibilità di far partecipare Taiwan all’Esposizione Universale attraverso uno spazio all’interno di uno dei cluster tematici», spiega. «Una soluzione gradita al governo di Taipei e senza particolari controindicazioni, sembrava, da parte italiana. Dico sembrava, perché invece l’auspicabile via libera non è arrivato. Uno schiaffo al pragmatismo».
Questione di
regole.
«Su un piano formale, il no è stato motivato dal fatto che Taiwan non fa parte
del Bie, l’organismo che sovrintende alle Esposizioni Universali, e neppure
dell’Onu. Un atteggiamento ortodosso, che non tiene conto dei rapporti economici
che Taiwan intrattiene con l’Italia e i principali Paese europei, e anche di un
mutato atteggiamento, a livello internazionale, nei suoi confronti. Taiwan è
stata invitata all’assemblea generale dell’Icao, che è un’agenzia dell’Onu. Ed è
stata anche invitata all’Expo di Shanghai, quattro anni fa. Segno che i rapporti
con Pechino che tanto preoccupano l’Italia sono da un po’ improntati al
disgelo».
Insomma, il
problema di forma si poteva aggirare?
«Se la questione era non irritare la Cina, bastava avviare un minimo di
trattative e raggiungere un accordo. Ma la burocrazia, attenta ad essere più
realista del re, ha preferito soprassedere. Peccato, perché sulla vicenda si
erano registrate diverse interrogazioni parlamentari, un dossier era finito sul
tavolo di Emma Bonino, quando guidava la Farnesina e, in termini più generali,
il caso è stato segnalato anche al nuovo ministro degli Esteri. Nei mesi scorsi,
l’unica possibilità offerta a Taiwan è stata di partecipare all’Expo 2015
nell’area Corporate, cioè nello spazio riservato alle grandi aziende. Ma qui non
parliamo di una multinazionale, ma di un Paese democratico di 23 milioni di
abitanti, che avrebbe molto da raccontare in fatto di alimentazione e che
peraltro è un mercato molto promettente per l’agroalimentare italiano. Figurarsi
se, vista la situazione delicata in cui si trova ancora Taiwan, il governo di
Taipei avrebbe potuto accettare un’offerta di quel genere...».
Quindi partita
chiusa?
«Temo proprio di sì, a questo punto. Si è riusciti a lasciare fuori dall’Expo un
Paese che rappresenta la 18° realtà economica al mondo e che è al terzo posto,
dopo Singapore e Svizzera, per sicurezza negli investimenti. Ma quel che è
peggio è che rischiamo di perdere anche altre grandi occasioni».
Per esempio?
«Non si è ancora riusciti a far convocare il Forum su Taiwan, istituito quattro
anni fa e fino al 2013 regolarmente riunito. E nonostante tutto il lavoro
preparatorio e il testo esaminato da tre nostri governi, dal 2011 a oggi,
l’esenzione della doppia tassazione per le imprese italiane che operano con
Taiwan non è ancora stato esaminato dal Parlamento, dove pure è stato presentato
per la seconda volta. Poi dicono che serve ossigeno per le imprese...».
Link, http://expo2015.quotidiano.net/cronaca/2014/03/27/1044824-taiwan-esclusa.shtml
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