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Dai Pc agli
smartphone: il vice Eric Chen racconta la nuova Asus
La società taiwanese punta sul mobile, tra batterie superpotenti e prezzi
economici. Arriva la nuova linea di telefoni Zenfone 3
12 settembre 2016, di Gianfranco Giardina
Non tutti sanno che di avere sulla scrivania, a casa o in ufficio, dei prodotti
Asus. Anche se la marca è diversa. Sì, perché Asus, oltre a produrre e
commercializzare prodotti con il proprio marchio, storicamente soprattutto PC, è
uno dei più grandi produttori mondiali di componentistica, soprattutto schede
madri, che vende a buona parte dei marchi mondiali. Ora Asus, alle prese da
qualche anno con il mercato PC in difficoltà, si sta riposizionando in un ambito
più allargato, mettendo la propria esperienza anche al servizio della
progettazione e produzione di tablet e smartphone. Per farci raccontare la nuova
Asus, abbiamo incontrato Eric Chen, vice presidente Corporate, a margine della
presentazione della nuova linea Zen 3, che spazia dai notebook agli smartphone,
passando per convertibili, tablet e smartwatch: «Asus ha cambiato indirizzo
rispetto alla nostra storia. Ora siamo concentrati su quattro pilastri: PC, il
nostro core business storico; poi ovviamente il mondo mobile, nel quale siamo
presenti in maniera organizzata relativamente da poco ma dove ci aspettiamo di
ottenere grandi risultati; poi c’è l’area Internet of Things, tutto il mondo
dell’automazione domestica e dell’intelligenza distribuita; e infine la
robotica». E in effetti, su quest’ultimo punto, Asus ha presentato alla recente
fiera Computex di Taipei, Zembo, un assistente personale robot, forse la cosa
più interessante della manifestazione.
Parliamo di PC: con il boom di smartphone, phablet e tablet, sono destinati a
morire?
«I fatti parlano chiaro: le vendite di desktop e notebook sono molto decresciute
in questi ultimi anni e i picchi di vendita risalgono oramai a più di dieci anni
fa. Ma non credo affatto che i PC siano destinati a scomparire, anzi. C’è stata
una frenata, sull’onda del passaggio al cloud di molte applicazioni. Ma per la
produttività, i PC sono imbattibili...»
Vuol dire che abbiamo toccato il fondo della crisi?
«La mia personale sensazione è che sia così: le vendite di PC non possono che
risalire, ora».
In questa Asus che cambia, i PC restano comunque predominanti…
«Sui pc il nostro posto è essere al numero 1. Oggi il 75% dei nostri ritorni
viene dal PC, ma entro un paio di anni prevedo che quelli del settore mobile
diventeranno prevalenti. Va detto che noi siamo nel mercato degli smartphone
solo da due anni. Prima avevamo solo fatto qualche esperimento con i PadFone.
Siamo quindi ancora piccoli, abbiamo venduto circa 20 milioni di smartphone
l’anno scorso. Ma siamo molto determinati a crescere».
Come giudica l’eliminazione del jack audio dall’iPhone 7? Ha fatto molto
discutere…
«Noi dobbiamo come prima cosa ascoltare il consumatore: se vuole veramente una
cosa il nostro ruolo è di realizzarla. L’eliminazione della presa jack dall’iPhone
è stata annunciata solo qualche giorno fa e io ho già letto molte critiche sulla
stampa riguardo questa decisione. Serve tempo per capire cosa vogliono davvero
gli utenti, ma la mia sensazione è che i tempi non siano ancora maturi per
l’eliminazione del jack. Noi stessi, con la prima versione del Transformer,
avevamo razionalizzato ed eliminato alcune prese che le persone ancora volevano:
era troppo presto e siamo tornati sui nostri passi nelle versioni successive.
Abbiamo imparato la lezione».
Le generazioni precedenti dei vostri smartphone erano tra i pochi ad utilizzare
un processore Intel. Oggi avete presentato un’intera famiglia di apparecchi
basati su Snapdragon, processore concorrente. La partnership storica di Asus con
Intel traballa?
È vero, nella generazione di Zenfone, che abbiamo appena presentato, il
processore non è Intel. Ma questo perché Intel ha deciso di uscire dal business
mobile. Ma noi siamo certi che si tratti di una decisione temporanea e che
presto Intel tornerà nel settore mobile (Intel ha annunciato che produrrà
processori in architettura ARM, un competitor, nelle sue fabbriche, ndr): e
allora i processori Intel torneranno sicuramente sui nostri smartphone. La
nostra partnership con Intel è e resta molto stretta».
Sul sito Asus, il nuovo Zenfone 3 è presentato con lo slogan «Costruito per la
fotografia», un fattore che molti produttori hanno identificato come chiave.
Pensate di poter essere competitivi su questo fronte rispetto a smartphone con
doppia ottica, come iPhone 7 plus , LG G5 e Huawei P9?
«La doppia lente offre alcuni vantaggi ed effettivamente gli smartphone a
singola lente non possono competere ad armi pari. Ma prestissimo avremo anche
noi un prodotto in grado di competere».
Presto quanto? Al CES di Las Vegas?
«Presto, molto presto. Non fatemi dire di più…»
Parliamo in generale dei prezzi degli smartphone: rispecchiano i costi di
produzione o sono troppo alti?
«Il costo di uno smartphone, ovviamente, non può essere pesato solo con il costo
dei componenti necessari per costruirlo, come fanno alcuni siti, ma anche con
quello relativo alla grande attività di ricerca e sviluppo necessaria per creare
i nuovi prodotti. Gli smartphone richiedono un grande impegno progettuale: basti
pensare che in questo momento abbiamo un numero maggiore di ingegneri impegnati
nello sviluppo degli smartphone che sul nostro fronte storico dei PC; e di
quelli impegnati sugli smartphone, la maggior parte degli ingegneri si occupa di
sviluppo software. Questo per dire come le cose siano profondamente cambiate. Ma
comunque, alla fine il prezzo lo fa il consumatore, a secondo di quello che
vuole spendere e del valore percepito».
Quale si aspetta sia la «Next Big Thing» in elettronica?
«I dispositivi indossabili, i dispositivi IoT e la robotica. Anche se ci vorrà
ancora tempo per una consacrazione definitiva di questi nuovi settori».
Non pensa che negli ambiti da lei elencati la maggior parte dei vantaggi andrà
probabilmente a chi governa gli ecosistemi, come Apple, Google, Amazon e così
via, no?
«Certamente, lo sappiamo. Ma è una cosa nei confronti della quale non possiamo
fare nulla…»
Asus è taiwanese. Cosa ne pensa della crescita di diversi brand cinesi?
Domineranno il mercato nel futuro?
«Dal punto di vista produttivo alcuni di questi sono molto forti, ma produrre
non basta. Serve, tra le altre cose, anche il canale distributivo. Faccio un
esempio: Asus in Cina è presente in più di 20mila negozi, una rete che è ha
richiesto più di dieci anni per essere allestita. Una situazione simile è
replicata nei 70 paesi in cui Asus è presente. La maggior parte delle aziende
cinesi sono molto indietro sul fronte del marketing e delle vendite e non credo
che possano competere ad armi pari, almeno nel giro di qualche anno».
Avete presentato oggi lo Zenfone 3 Max, uno smartphone che, malgrado un prezzo
decisamente accessibile (199 euro), ha una batteria superpotente, capace di
tenere l’apparecchio in stand-by anche per un mese, ma si tratta sempre di una
tecnologia tradizionale. A quando un vero salto quantico nelle prestazioni delle
batterie?
«Le batterie sono diventate un componente fondamentale negli ultimi anni in
molti settori, non solo nell’elettronica di consumo. Per esempio per lo
stoccaggio di energia nelle case con sistemi fotovoltaici; e soprattutto nel
settore automotive, con la grande diffusione delle auto elettriche o ibride. Le
case automobilistiche stanno investendo molto sulla ricerca attorno alle
batterie. Io sono certo che a breve, entro due-tre anni, grazie a questi
investimenti provenienti da settori diversi da quelli dell’elettronica di
consumo, arriverà un nuovo salto tecnologico verso batterie dalle prestazioni a
oggi impensabili. Basta aspettare».
Parlando di batterie, immaginiamo che abbia seguito la vicenda delle esplosioni
dei Samsung Galaxy Note 7…
«Io credo che Samsung sia un’azienda seria e anche con una reputazione molto
alta. Si tratta di uno spiacevole incidente che è capitato a loro ma poteva
capitare a chiunque…»
Ma secondo lei è capitato perché hanno spinto troppo in là le prestazioni
richieste alle batterie?
«La questione è complicata. Non è stato neppure chiarita al momento la causa
precisa delle esplosioni. Ma sicuramente tutti i produttori vogliono spingere i
propri apparecchi al massimo delle loro possibilità».
Samsung, a suo avviso, pagherà caro questo incidente, almeno in termini di
immagine?
«Assolutamente sì, questa storia ha avuto una grande copertura mediatica e non
sarà facile farla dimenticare all’opinione pubblica. E poi resterà sempre in
dubbio a tutti i potenziali acquirenti di Note 7 se l’esemplare che stanno per
acquistare è stato revisionato o no».
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