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Taipei vuol diversificare i mercati e punta a entrare nel Tpp
–dal nostro corrispondente Rita Fatiguso
(Bloomberg)
25 maggio 2016.
PECHINO - Il nuovo corso taiwanese sembra fatto apposta per irritare Pechino,
già seccata da una serie di incidenti di percorso della nuova presidenza. Non
solo Taiwan dialogherà con il Giappone per regolamentare le dispute
territoriali, ora Lee Chih-kung, nuovo ministro dell’economia, ha sostenuto che
il Paese deve diversificare la sua strategia commerciale, Taiwan deve
diversificare i suoi mercati di esportazione, deve cercare altri partner
commerciali oltre la Cina, aumentare la propria presenza nel Sudest asiatico e
in India, e cercare di aderire agli accordi regionali, come la Trans-Pacific
Partnership.
L’economia di Taiwan è stagnante, «con 15 mesi di contrazione delle esportazioni, basandosi sul rafforzamento delle relazioni con la Cina, Taipei non risolverà il problema», ha detto oggi Lee Chih-kung a Taipei. È la prima conferenza stampa da quando si è insediato. Anche se siamo stati in ottimi rapporti con la Cina, la domanda interna non sta sostenendo la crescita abbastanza, ha sintetizzato il neoministro.
L’economia di
Taiwan si è contratta dello 0,84 per cento anno su anno nel primo trimestre,
l’unica economia in Asia ad aver affrontato il 2016 con una crescita negativa.
Le esportazioni, pari a circa i due terzi del prodotto interno lordo, sono
crollate dal febbraio 2015.
ESTREMO ORIENTE 20
maggio 2016
Si insedia a Taiwan la presidente Tsai Ing-wen ed è subito scontro con Pechino
Il nuovo presidente Tsai Ing-wen, che si è insediato la scorsa settimana, si
ritrova a maneggiare prospettive deludenti, appena lo 0,8% di crescita attesa.
Né basterà puntare solo sull’alta tecnologia, perché questa nuova posizione di
Taiwan, oltre a irritare Pechino, rischia di alimentare la sindrome di
accerchiamento cinese sul versante dei Mari del Sud della Cina. Come se non
bastasse Barack Obama a togliere il sonno a Pechino con la sua mossa di superare
l’embargo alla vendita delle armi al Vietnam, ecco che Taiwan ha riallacciato il
dialogo con il Giappone per risolvere le contese marittime che vedono
protagoniste le due parti.
Anche Pechino vanta
pretese nei mari della Cina nei confronti del Vietnam. Obama ha dovuto
allontanare da sé il sospetto di aver eliminato il divieto di vendita di armi in
funzione anticinese.
Il clima si surriscalda sempre di più in quest’area dell’Asia e, se la Cina ha
in corso in questi giorni in Thailandia pacifici pattugliamenti congiunti, la
stessa cosa non può dirsi con Taiwan, la provincia ribelle, che a qualche giorno
appena dalla data dell’insediamento di Tsai ha rischiato una nuova collisione
militare. Le Filippine hanno a loro volta attivato un arbitrato unilaterale
sulle isole contese con la Cina, un metodo che Pechino considera inaccettabile.
Insomma, la situazione è tutt’altro che facile. Ogni giorno si aggiunge un nuovo
elemento al puzzle geopolitico.
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