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Taiwan punta su musei e teatri progettati da grandi architetti
Una follia
edilizia e culturale sta investendo l'isola di Taiwan, un fazzoletto di terra
perlopiù montuoso, ad altissima densità abitativa, con i suoi 23 milioni di
abitanti, che la Cina considera propria e che invece si sente indipendente. Da
qualche tempo i teatri stanno spuntando come funghi fra i palazzi.
19 novembre 2016.
Entro la fine del 2018 tre nuovi centri per l'arte e lo spettacolo comporranno una tripletta di archistar che andrà ad affiancare il National Taipei Theater costruito nel 1987. La gigantesca sfera progettata da Rem Koolhaas ospiterà il centro d'arte Taipei Performing Arts Center (163 milioni di euro). All'estremo Sud, nella città di Kaoshsiung, sorgerà il Wei-Wu-Ying Center for the Arts, un complesso di 4 sale, per 6 mila posti complessivi, griffato dallo studio olandese Mecanoo diretto da Francine Houben, che si annuncia come il più grande centro d'arte dell'Asia. Al centro dell'isola, a Taichung, terza città del paese, Il national Taichung Theater (121 milioni di euro), ideato dal giapponese Toyo Ito come il più grande palcoscenico dell'Isola (55 mila spettatori) ha già aperto le sue porte in un quartiere chic dove fino a dieci anni prima non c'era neanche un grattacielo. Il complesso lussuoso di Toyo Ito è l'espressioni di una nuova arte di vivere con 3 sale per spettacoli (3 mila posti), negozi, ristoranti aperti dalle 11 del mattino alle 23. La missione è pesante, aprire al grande pubblico che non ha l'abitudine di frequentare questo tipo di sale.
Tutta Taiwan è presa da un'offensiva senza precedenti. Negli ultimi tre decenni più di 140 centri culturali, dei quali 25 con oltre mille posti, sono stati realizzati. E L'apertura del teatro nazionale di Taichung, sotto il controllo statale, testimonia la volontà di far emergere nuovi talenti. La paura è che questi edifici monumentali possano restare gusci vuoti. Gli artisti taiwanesi, mille compagnie sovvenzionate, sono abituati ai piccoli palcoscenici, Il governo ha i fondi per costruire questi nuovi centri culturali ma non per farli funzionare. Al riguardo tutte le strategie sono benvenute, prima fra tutte quella degli scambi internazionali che dovranno intensificarsi con l'Asia, l'Europa.
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