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CARA CINA, ADDIO
Perché le aziende di Taiwan se ne vanno
 

Di Emma Lupano, 20 gennaio 2017

Milano, 20 gen. - Cara Cina, addio. Dopo due decenni di reciproca soddisfazione le aziende taiwanesi hanno cominciato ad abbandonare i distretti industriali del continente, costrette dalla riconversione dell'industria cinese e dal conseguente aumento dei costi a cercare nuovi lidi per la propria delocalizzazione. E così a Dongguan, una delle cittadelle industriali maggiormente popolate da imprese di Taiwan grazie alla vicinanza geografica tra le due sponde, negli ultimi anni si è passati, secondo il periodico finanziario Caixin, da una presenza di 6000 a 4000 aziende taiwanesi. Un vero e proprio "esodo", secondo la testata diretta da Hu Shuli, che non sembra destinato a fermarsi.

Caijing, il periodico concorrente, se ne è occupato il 9 gennaio, con un commento firmato da Liang Shi che parla dell'"emarginazione" subita dalle aziende taiwanesi rimaste per ora sul territorio.

Il commentatore ricostruisce brevemente la storia della presenza taiwanese sul territorio cinese: "Negli anni Novanta, Dongguan offriva condizioni fiscali e di affitto dei terreni molto favorevoli e questo attrasse rapidamente un gran numero di imprese taiwanesi dedite al commercio e alla lavorazione dei prodotti, che vi costruirono impianti produttivi. All'inizio si trattava soprattutto di aziende ad alta intensità di lavoro che producevano scarpe, pronto moda e giocattoli. In seguito, aprirono anche molte aziende specializzate nella finitura di prodotti elettronici".

Si trattava di un modello di business in tre fasi, in cui "Taiwan creava i contatti, il continente produceva e infine i prodotti vengono inviati in tutto il mondo. I profitti degli imprenditori taiwanesi erano abbondanti e l'economia di Dongguan cresceva in media del 20 per cento annuo". In quegli anni, dice infatti Liang Shi, sull'isola di Taiwan "le imprese ad altra concentrazione di lavoro faticavano a causa dell'aumento dei costi di elementi fondamentali come la terra e la forza lavoro, e avevano perciò perso potere competitivo. Con l'apertura della Cina continentale, queste piccole e medie imprese si sono trasferite sul continente, traendo vantaggio dai bassi costi della Cina continentale". E a beneficiarne furono entrambe le parti.

Due decenni dopo, però, "molte aziende taiwanesi a Dongguan sono rimaste ferme a un modello produttivo fondato sull'intensità di lavoro, e non sono in grado di trasformarsi in aziende ad alta tecnologia". Ma poiché "dopo la crisi economica del 2008 gli ordini dall'estero sono calati sensibilmente, anche nella Cina continentale sono aumentati i costi dei fattori produttivi ed è cresciuta la pressione sulla gestione delle aziende taiwanesi, mentre il profitto si è assottigliato". Dongguan, come molte altre zone della Cina, spinte dalle politiche nazionali, "ha promosso una conversione industriale", passando dagli investimenti nell'attività manifatturiera tradizionale al supporto e alla promozione delle attività di servizi a valore aggiunto. "Non potendo più godere di facilitazioni fiscali e di agevolazioni nell'affitto dei terreni, molte aziende di Taiwan si sono trovate in difficoltà".

Liang Shi non si sofferma sulle conseguenze che l'esodo delle aziende taiwanesi potrebbe avere per l'economia della Cina continentale: la sua preoccupazione principale è quella di mettere in luce le mancanze del sistema industriale taiwanese. In particolare, "la ragione per cui una gran parte di aziende taiwanesi di Dongguan non ha saputo convertirsi in aziende ad alta tecnologia" va ricercata secondo il commentatore nello "sviluppo industriale della stessa Taiwan". Quando le imprese ad alta concentrazione di lavoro si sono spostate dall'isola, "a Taiwan iniziò una fase di riconversione industriale che portò a un forte sviluppo dell'industria ad alta concentrazione tecnologica e di servizi. Dal 2000, però, pur continuando nella stessa direzione, questo sviluppo ha subito un rallentamento e oggi, se messa a confronto con l'industria tecnologica della Cina continentale che si rinnova ogni giorno, quella di Taiwan appare come una stella appannata".

Il commentatore ammonisce quindi gli imprenditori taiwanesi a riflettere e a ripensare le proprie strategie e i propri investimenti: "Le aziende taiwanesi di Dongguan, così come tutte le altre, devono rendersi conto che la riconversione industriale della Cina continentale è un trend inevitabile". Non solo "non è più possibile guadagnare con imprese che puntino sull'intensità di lavoro", ma "la stessa esistenza sulla Cina continentale è possibile soltanto a patto di una conversione delle aziende in imprese ad alta tecnologia".

In alternativa, non rimane che migrare nel sud-est asiatico, in India o, temporaneamente, in aree più centrali e povere della Cina. Proprio quello che, secondo Caixin, molte aziende taiwanesi hanno già cominciato a fare.

 

Link, http://www.agichina.it/ritagli-di-emma-lupano/notizie/cara-cina-addiobr-/percheacute-le-aziende-di-taiwan-se-ne-vanno



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