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Quando i dazi
funzionano
L’analisi dell’Ufficio Studi di Siderweb sull'import di piani a freddo in inox
18 gennaio 2017
Dopo l’approfondimento sull’effetto che i dazi hanno avuto sul mercato europeo
dei coils a caldo in acciaio al carbonio, l’attenzione dell’Ufficio Studi di
Siderweb si sposta sui coils e le lamiere a freddo in acciaio inossidabile.
Ad un anno e mezzo dall’introduzione della “tassa” sull’importazione di prodotti
provenienti da Cina e Taiwan, sono state analizzate le conseguenze
dell’imposizione di questa tassa sui flussi in ingresso e sul commercio interno
europeo. Con un risultato che lascia poco spazio all’immaginazione.
Sì ai dazi, addio
all’import cinese – Due erano i “bersagli” della Commissione europea: Taiwan e
la Cina. A fronte di un massiccio incremento delle esportazioni dei due Paesi
verso l’Ue, a fine marzo 2015 venne decisa l’imposizione di dazi di circa il 25%
sui prodotti cinesi e dell’11%-12% sui prodotti «Made in Taiwan».
Dopo 18 mesi dall’imposizione delle tasse all’import si può dire che le barriere
all’import hanno colpito nel segno. Soprattutto per la Cina.
Se prendiamo in considerazione gli arrivi dalla Cina, infatti, notiamo che nel
2013 i volumi totali erano di 143.507 tonnellate (pari al 24,1% del totale
dell’import continentale di piani a freddo extracomunitari), mentre nel 2014 il
tonnellaggio è salito a quota 317.305 (32,3%), con un incremento in termini
percentuali del 121,1%. Come si può vedere dall’immagine sottostante, però, a
partire da fine 2014 le esportazioni cinesi verso l’Europa sono letteralmente
crollate, a causa della minaccia di dazi retroattivi da parte della Commissione.
Da marzo 2015 in poi, quando i dazi (prima provvisori poi definitivi) sono
entrati a regime, i coils e lamiere a freddo cinesi sono praticamente spariti
dall’Europa: nel 2015 ne sono arrivati 44.929 tonnellate (-87,2%), mentre nei
primi 10 mesi del 2016 ne sono arrivati solo 797 tonnellate.
Per quanto concerne Taiwan, invece, si nota un effetto minore dei dazi. Gli
arrivi di prodotti in acciaio inox a freddo dall’isola posta nell’Oceano
Pacifico, infatti, nel 2013 sono stati pari a 169.172 tonnellate (25,3% del
mercato), salendo a 266.897 tonnellate (+57,8%) l’anno successivo. A partire da
fine 2014, come successo per la Cina, gli arrivi di inox da Taiwan sono calati a
picco, passando da oltre 20.000 tonnellate mensili a novembre 2014 a 6.000
tonnellate al mese a gennaio 2015. Successivamente, però, i destini di Cina e
Taiwan si sono separati: dal quarto trimestre del 2015 le esportazioni di Taiwan
verso l’Ue hanno ripreso a salire, tornando a picchi di 15.000 tonnellate
mensili. Mentre nel 2015 i flussi del Paese asiatico verso l’Ue sono scesi a
73.738 tonnellate (-72,4% rispetto all’anno precedente), nel 2016 le
esportazioni dovrebbero tornare attorno alle 150.000 tonnellate, un livello
molto vicino a quello del 2013.
Quindi, a prima vista, i dazi in questo caso sembrano aver “fatto centro”, con
una riduzione, nell’anno di applicazione, delle esportazioni combinate di Cina e
Taiwan di 470.000 tonnellate rispetto all’anno precedente. Nel 2016, invece,
Taiwan ha ripreso ad esportare in Europa, mentre la Cina è scomparsa.
Import totale: cali nel 2015, ripresa nel 2016 – Se i dazi hanno posto una barriera molto efficace all’import da Cina e Taiwan (-80,4% dei volumi tra il 2014 ed il 2015), non si può dire lo stesso del totale degli arrivi di piani a freddo in inox in Europa. Nel 2013 le importazioni continentali di questi tipi di acciaio sono state pari a 669.502 tonnellate, poi nell’anno successivo c’è stata una crescita anomala dei volumi (982.270 tonnellate) ed un calo repentino nel 2015, ma su livelli superiori a quelli del 2014 (754.330 tonnellate). Nel 2016 il trend si è invertito, con una proiezione vicina alle 800.000 tonnellate di piani a freddo, pari ad un incremento percentuale del 5% rispetto all’anno precedente. Quindi, anche se il flusso è diminuito, rimane ancora notevole.
Sono però cambiati i protagonisti dell’export verso il Vecchio Continente. Se
analizziamo i grafici sottostanti notiamo che nel 2014 la quota di mercato di
Cina e Taiwan era pari al 59,5% del totale delle importazioni europee, valore
sceso al 19,8% nel 2016. Hanno beneficiato delle quote perse dai cinesi e
taiwanesi soprattutto i coreani (+87,149 tonnellate e con una quota di mercato
passata dal 9,9% al 23,2%) ed il trio India-Vietnam-Tailandia (+71.516
tonnellate ed una quota combinata del 20,8%), così come gli “Altri Paesi”, che
hanno recuperato quasi 100.000 tonnellate.
Quindi, al momento,
non pare emergere un Paese “sostituto” della Cina, quanto più un gruppo di Stati
che ha preso una quota delle esportazioni cinesi verso l’Europa. Tutti i Paesi
beneficiari, comunque, sono asiatici. Il baricentro dell’export verso l’Ue pare
solo essersi spostato di qualche migliaio di km a sud della Cina.
Commercio intraeuropeo: «grazie dazi» - I dazi, riassumendo, hanno bloccato gli arrivi di inox cinese, ma hanno solo arginato in parte le importazioni. Ma che effetto hanno avuto sull’industria europea? I dati, in quest’ambito, sono difficilmente reperibili, in quanto non è possibile stimare l’aumento delle consegne delle acciaierie sui mercati interni (per esempio quelle di Acciai Speciali Terni in Italia). È però possibile avere un quadro almeno parziale osservando i dati del commercio intraeuropeo di acciai inox a freddo. Se utilizziamo questo metro di paragone, allora possiamo notare il successo della manovra della Commissione. Nel 2015, primo anno di adozione dei dazi, le importazioni dai Paesi extra Ue sono infatti scese di 227.940 tonnellate, mentre il commercio intraeuropeo è salito di 272.744 tonnellate. È quindi facilmente supponibile che i minori flussi all’import extra europeo siano stati compensati da una maggiore attività delle acciaierie continentali, che pertanto avrebbero recuperato circa volumi per 300.000 tonnellate. Nel 2016, invece, si è verificato un recupero di 40.705 tonnellate da parte dei Paesi terzi e di 155.600 tonnellate da parte dei Paesi dell’Ue.
Conclusione: dazi
efficaci – Prendendo in considerazione l’anno e mezzo tra dall’introduzione dei
dazi sui piani a freddo in inox e gli ultimi dati disponibili (fine marzo
2015-ottobre 2016), si nota che l’obiettivo dell’Ue, cioè la limitazione delle
importazioni di prodotti di Cina e Taiwan, è stato raggiunto. In particolare per
la Cina, praticamente assente oggi, mentre per Taiwan, dopo un 2015 con una
netta diminuzione, nel 2016 si è tornati sui livelli pre-dazio. Inoltre, come si
nota dai dati di due anni fa, c’è stato un netto beneficio per l’industria
siderurgica europea, che ha incrementato gli scambi interni di circa 430.000
tonnellate in due anni (2015-2016).
Questo è ciò che dicono i numeri dei flussi commerciali. Sull’efficienza della
manovra in termini di impatto sull’intera filiera che va dalla produzione
all’utilizzo finale, invece, le voci ed i pareri rimangono contrastanti. Ma
forse, per avere un bilancio complessivo di tutte le conseguenze dei dazi sulla
filiera bisognerà attendere ancora qualche anno.
Stefano Ferrari
Link, https://www.siderweb.com/articoli/top/695650-quando-i-dazi-funzionano
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