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Ecco perché i big del tech ora puntano su Taiwan
15 aprile 2018.
Google, Microsoft e IBM hanno annunciato importanti piani di espansione sull'isola. Personale qualificato, disoccupazione giovanile e basso costo del lavoro favoriscono la svolta regionale
L’ingombrante, e
minacciosa, ombra della Cina, distante solo poche decine di chilometri di mare.
La vicinanza geografica con le attivissime Corea del Sud e Giappone. Diciamoci
la verità, non è che la posizione geografica di Taiwan sia proprio di quelle
favorevoli. Quantomeno per emergere sul piano economico e tecnologico. Eppure
sull’antica isola di Formosa si sta muovendo qualcosa, con Google, Microsoft e
altri big della Silicon Valley che hanno annunciato importanti piani di
espansione.
Una veduta dall’alto di Taipei
La tradizione
tecnologica di Taiwan
Taipei è in realtà da molto tempo un importante centro tecnologico. Acer, ASUS e
BenQ tra le altre hanno ritagliato un posto di rilievo per Taiwan nel settore
dell’informatica delle telecomunicazioni. Ma gli ultimi anni sono stati avari di
soddisfazioni per l’isola, coinvolta in una decennale disputa politica con la
Cina cominciata dopo la fine della guerra civile, quando gli sconfitti
nazionalisti ripiegarono sull’isola di Formosa. Dal 1949 sia la Repubblica
Popolare Cinese che la Repubblica di Cina (Taiwan) rivendicano il ruolo di unica
autorità legittima dell’intero territorio cinese. L’autonomia de facto di Taiwan
non è però mai sfociata in una proclamazione di indipendenza da Pechino, anche
perché dal 1971 Taipei non ha più un proprio rappresentante all’Onu e dal 1979
gli Stati Uniti non lo considerano più uno Stato legittimo, nonostante
intrattengano ancora adesso intensi rapporti commerciali e politici, tanto che
Donald Trump ha più volte usato il tema del rapporto con Taiwan per minacciare
Pechino.
Crisi politica ed
economica
Negli ultimi anni, dopo l’elezione di Tsai Ing-wen i rapporti tra Cina e Taiwan
sono peggiorati. Sui media cinesi si parla con insistenza del problema
rappresentato da Taipei e Xi Jinping ha lanciato avvertimenti più o meno
minacciosi sulle ambizioni di indipendenza dell’isola. In questo quadro politico
si innesta una contingenza economica molto negativa per Taiwan, con un forte
calo dell’export, che rappresenta più di due terzi della sua produzione
economica. E la metà delle esportazioni è diretta proprio verso la Cina e verso
Hong Kong. Il calo è motivato dalla minore richiesta di tecnologia e
componentistica digitale, settore da sempre di punta dell’export di Taiwan. Da
un lato, la Cina sta infatti sviluppando sempre di più la produzione interna in
materia di tecnologia. Dall’altro lato stanno emergendo altre importanti realtà
regionali nel settore, prima fra tutte il Vietnam. Per questo Taipei sta
cercando di ridurre la dipendenza dalla produzione elettronica e sta investendo
sull’innovazione, in particolare in settori quali la robotica, le biotecnologie
e l’internet-of-things.
I soldi della
Silicon Valley e il talento taiwanese
Una grande mano può arrivare dai big della Silicon Valley, che a loro volta sono
attratti da Taiwan per una serie di motivi. Economia dinamica e personale
tecnologicamente qualificato sono certamente tra questi. Ma anche la bassa
occupazione giovanile e i salari bassi sono incentivi altrettanto importanti per
i big del tech che vogliono investire a Taiwan. Il costo del lavoro in Cina è
infatti aumentato di molto negli ultimi anni e anche per questo i colossi
globali stanno guardando a nuove frontiere, come appunto Taiwan e il Vietnam,
che tra l’altro sono privi dei lacci burocratici che spesso porta con sé il
mercato interno cinese. Nell’ottica di Taiwan, gli investimenti dei big della
Silicon Valley non possono che fare piacere anche perché la speranza è che possa
parzialmente interrompere l’esodo, soprattutto dei più giovani, verso l’estero.
Gli investimenti di
Google, Microsoft e IBM
Ma di quali investimenti stiamo parlando? Google ha annunciato che assumerà 300
persone a Taiwan nel 2018 e farà training per circa cinquemila studenti nel
settore dell’intelligenza artificiale. Una notizia che arriva dopo quella
dell’acquisizione di duemila ex lavoratori di HTC, altra importante azienda tech
taiwanese. Anche Microsoft ha annunciato un piano di espansione sull’isola,
sempre per quanto concerne l’intelligenza artificiale, che comprende 100 nuovi
posti di lavoro nei prossimi due anni e 200 nuovi posti di lavoro nei prossimi
cinque anni. Non è tutto. Anche IBM ha comunicato che amplierà il suo centro già
esistente a Taiwan, portando a bordo 100 nuove persone nel 2018 e sviluppando un
nuovo laboratorio di ricerca sul cloud. La piccola isola prova a emergere. Cina
permettendo.
Link, http://startupitalia.eu/89188-20180415-perche-big-del-tech-ora-puntano-taiwan
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