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L’azienda di Taiwan che progetta le bici più strane del mondo
8 Novembre 2023
In un momento storico piuttosto difficile per il settore bici, ci sono realtà
che vanno oltre e inseguono le proprie idee senza badare troppo alle tendenze.
Perché sono loro a fare tendenza.
Spostiamo lo sguardo a Est, fino a Taoyuan, circa 50 km a sud-ovest della
capitale di Taiwan, Taipei. Lì troveremo Pacific Cycles, un’azienda un po’
particolare e sorprendente.
Jérôme Sorrel, socio e redattore del magazine francese Weelz, ha avuto il piacere, insieme a una delegazione di giornalisti specializzati provenienti da Italia, Canada, Germania e Paesi Bassi, di essere invitato a Taiwan e di visitare gli uffici di Pacific Cycles. Nel corso della visita ha chiacchierato con l’attuale CEO, Michael Lin e il padre George, che ha fondato l’azienda nel 1980. E non si è perso nemmeno il Museo aziendale che raccoglie modelli e prototipi prodotti negli anni.
Purtroppo non gli è stato consentito di visitare la parte produttiva di questa
azienda sui generis ma ha incontrato Kain L. Galliver, il CTO (Chief Technology
Officer) di Pacific Cycles, nonché fondatore (e CTO) di Stealth Next Generation
Transportation, definita da Galliver stesso “una startup pioniera del trasporto
personale intelligente, connesso, sostenibile e divertente”.
È difficile trovare paragoni con Pacific Cycles nel mondo delle biciclette. Pacific Cycles è un’azienda che sin dagli albori ha scelto di procedere partendo sempre da zero. E ciò implica partire letteralmente da un foglio bianco per sviluppare un prodotto, trovare una soluzione. Si progetta, si testa. Si riparte da zero, si rifanno i test.
Un processo di riflessione e di innovazione per ogni progetto da produrre poi in serie. Galliver afferma con orgoglio: “Non esiste un’azienda comparabile a Pacific Cycles nel mondo delle biciclette“.
Dal foglio bianco
alla produzione in serie
In agricoltura si parla della strategia “from farm to fork”, ovvero dalla
fattoria al piatto, per indicare lo sviluppo sostenibile della filiera
alimentare con l’intento di innescare un miglioramento degli standard a livello
globale. Per Pacific Cycles, si potrebbe affermare che la strategia è “dalla
ruota al ciclista“. Se infatti si vanno a leggere mission e vision sul loro
sito, si comprende pienamente la filosofia: “Con gli avanzamenti tecnologici
odierni, non è difficile presumere che praticamente chiunque possa costruire una
bicicletta. Ma Pacific Cycles si occupa di molto più che semplicemente produrre
biciclette. Si tratta di progettare bici per tutti“.
E l’obiettivo? È quello di connettere le persone tra casa, ufficio e mezzi pubblici, rendendo l’acquisto, l’utilizzo e il trasporto delle biciclette pieghevoli più semplici.
Pacific Cycles, “i
costruttori di biciclette strane”
“Siamo i costruttori di biciclette strane“, così Michael Lin presenta la sua
azienda. Produttori di biciclette insolite, diverse, atipiche.
L’andamento del mercato non preoccupa Lin perché la produzione è dedicata praticamente solo a biciclette speciali. Si lavora sulla nicchia per rispondere a bisogni identificati. Una delle considerazioni su cui si basa la produzione è che la popolazione sta invecchiando e avrà sempre più bisogno di biciclette adatte alle proprie esigenze, perciò i cervelli creativi di Pacific Cycles si stanno concentrando sul target dei diversamente giovani.
I prodotti di punta
di Pacific Cycles sono, come anticipato, le bici pieghevoli come la Birdy di
Riese & Müller o
Ma nella produzione ci sono anche ebikes e soprattutto biciclette supportive,
progettate per le persone che non possono godersi autonomamente le due ruote. Un
esempio è MICAH, il triciclo adattivo pensato appositamente per pazienti affetti
da paralisi cerebrale, in particolare giovani adulti e bambini. Una delle
particolarità è la guida dietro il sedile che consente a un assistente o a un
caregiver di manovrare il mezzo. Il mezzo è versatile, perché se si levano gli
accessori specifici per la paralisi cerebrale, MICAH diventa anche un veicolo
sicuro e stabile per persone anziane. Il costo di vendita si attesta tra i 2.300
dollari e i 2.950 dollari (Versione Top).
Purtroppo non tutti i modelli Pacific Cycles sono reperibili sul mercato europeo
e lo shop online è dedicato a un numero limitato di Paesi asiatici e alla
Turchia.
Il modello di
business di Pacific Cycles
Kain Galliver conferma che il modello di business si basa sia su entrate che
provengono dal lavoro del laboratorio, sia dalla produzione per altri marchi,
sia dalla produzione per i propri brand.
Escludendo la Sezione Zero (di cui ci occuperemo tra poco) Pacific Cycles ha un team di circa 200 persone. 70 si occupano della produzione, 130 di tutto il resto.
La Sezione Zero: la
fucina delle idee
Pacific Cycles come detto è da tempo riconosciuta per la creazione e lo sviluppo
di prodotti fuori dall’ordinario, sia per i clienti OEM (Original Equipment
Manufacturer) sia per il proprio marchio. Lungo il percorso, l’azienda ha spesso
intrapreso un percorso diverso rispetto alla maggior parte degli altri
produttori di biciclette, proponendo soluzioni creative e pragmatiche anziché
seguire semplicemente le tendenze.
Per realizzare questi progetti è stata creata la Sezione Zero, al cui comando c’è proprio Mr. Galliver. La Sezione Zero è un pool di 6 – 10 designer, che costituisce lo studio di design creativo interno di Pacific Cycles.
Ciascun membro del team contribuisce allo sviluppo di idee con le proprie uniche e preziose competenze. Spesso si tratta di designer che hanno già un proprio studio, ma che vogliono andare da Pacific Cycles un po’ perché si trova a Taiwan, l’epicentro mondiale delle biciclette, un po’ perché qui si trovano tutti i materiali e c’è la concreta possibilità di testare tutte le soluzioni senza perdite di tempo.
La Sezione Zero è costituita da appassionati di ciclismo con esperienza non solo nel design e nella produzione, ma anche nel mercato delle bici. L’amore per il ciclismo e un’ideale comune di innovazione contribuiscono alla realizzazione di prodotti ciclistici sicuramente atipici ma estremamente pratici ed efficienti.
Il tutto avviene sempre attraverso 5 passaggi:
Si riceve un brief
(o si ha un’idea);
Si comincia a pensare da zero;
Si crea il/i prototipo/i;
Una volta che il prodotto proposto viene ritenuto soddisfacente, si passa alla
produzione (fabbricazione, verniciatura...);
Si assembla l’oggetto finale in serie o in piccole serie.
La bicicletta del
futuro
Come confermato da Lin e Galliver, qui si pensa sempre a quella che sarà la
bicicletta del futuro. Sarà connessa? Pieghevole? Cargo? Cargo, pieghevole e
connessa? Una combinazione di tutto questo? Non ci è ancora dato di saperlo, ma
è probabile che l’idea stia dando già i primi frutti in questa atipica azienda
taiwanese.
Fonte, https://www.bikeitalia.it/2023/11/08/azienda-di-taiwan-che-progetta-le-bici-piu-strane-del-mondo/
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